BENESSERE ORGANIZZATIVO

Supervisioni per operatori​

La supervisione trova una appropriata collocazione nella creazione di un sovrasistema di
pensiero, capace di predisporre risposte con carattere di processo, che aumentino
progressivamente le competenze cognitive e relazionali degli operatori, finalizzate alla qualità del processo ed alla capacità di valutarne nel tempo i cambiamenti.

Allegri E., Valutazione di qualità e supervisione, Lint, 2000, Trieste

Il percorso di supervisione si occupa di supportare i diversi operatori nel loro lavoro quotidiano, nella relazione con i colleghi e con gli utenti. È finalizzato alla lettura delle proprie capacità di analisi dei contesti e delle dinamiche relazionali che si vengono ad instaurare, per favorire una maggiore consapevolezza rispetto agli elementi riferibili al proprio ruolo, al proprio mandato ed ai diversi contesti di appartenenza. Infatti, intraprendere un percorso di supervisione professionale significa anche costruire uno spazio di pensiero rispetto al proprio ruolo, ai mandati sociali, professionali ed istituzionali che definiscono il contesto della propria operatività, aspetti imprescindibili dai presupposti teorici e metodologici. Il processo di supervisione, pertanto, viene percepito non soltanto come acquisizione e valorizzazione di un sapere tecnico-specialistico, ma anche come trasmissione di capacità di analisi processuale volta alla risoluzione della criticità vissuta.

La supervisione consiste nella possibilità di analizzare il proprio lavoro sul campo insieme al gruppo di colleghi ed al supervisore, portando nell’incontro momenti della propria quotidianità professionale vissuti come critici, al fine di individuare ed avere consapevolezza dei propri punti di forza e delle proprie difficoltà, fare chiarezza nei processi relazionali ed emotivi coinvolti, cercare soluzioni alternative alle difficoltà, offrendo nuove prospettive e punti di vista e modalità relazionali più utili ed efficaci per promuovere un benessere all’interno del contesto lavorativo.

Metodologia

Il modello teorico a cui si desidera far riferimento è l’epistemologia sistemico-relazionale-individuale che privilegia una lettura complessa e contestuale delle dinamiche relazionali in base alla quale il disagio assume significato all’interno del/i contesto/i in cui si sviluppa e diviene tentativo di soluzione di problemi a livelli diversi rispetto a quello in cui si manifesta. Pertanto, il significato personale del soggetto si costruisce nei contesti conversazionali, nei differenti sistemi relazionali in cui è inserito. Infatti, l’orientamento sistemico pone attenzione all’individuo in quanto soggetto in connessione con i sistemi e contesti in cui è inserito (famiglia, gruppo, ambiente sociale, ambiente situazionale…) in cui agisce e da cui è influenzato. Le azioni ed i comportamenti acquistano significato e valenza solo se analizzati all’interno del contesto in cui si manifestano.
Secondo l’ottica sistemico-relazionale-individuale, il comportamento problematico è l’espressione di un malessere che non è esclusivamente del singolo individuo ma di una disfunzionalità relazionale all’interno del sistema e del contesto in cui si manifesta.

Ogni incontro di supervisione professionale prevede l’approfondimento di una situazione, mediante:

  • La presentazione della situazione da analizzare.
  • L’analisi del contesto o dei contesti coinvolti.
  • L’analisi degli interventi proposti e/o attuati.
  • L’analisi dei vissuti intrapersonali ed interpersonali favorendo l’ampliamento ed il consolidamento delle competenze relazionali, emotive ed operative.
  • La proposta di interventi possibili e realizzabili con nuove modalità operative e relazionali.